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martedì 23 novembre 2010

Acque all’arsenico: l’Ue chiude i rubinetti di 128 Comuni italiani



Acque all’arsenico: l’Ue chiude i rubinetti di 128 Comuni italiani Documento di Bruxelles nega al ministero della Salute la deroga ai limiti per la potabilità. E impone ordinanze per vietarne l’uso alimentare. Lazio regione più colpita.



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Il «niet» giunto dall’Unione Europea è tassativo: niente deroga all’ innalzamento dei limiti chiesti dall’Italia sulla concentrazione di arsenico nelle acque a uso alimentare. Perchè in taluni casi possono provocare malattie, perfino l’insorgere del cancro. Scatta ora una guerra contro il tempo per evitare che a casa di migliaia di famiglie i rubinetti possano restare chiusi a seguito di una possibile raffica di ordinanze. Sono ordinanze richieste da Bruxelles, che potrebbero proibire l’uso potabile dell’acqua. L’intimazione indirizzata il 28 ottobre al ministero della Salute dall’Ufficio Ambiente della Ue apre un pesantissimo problema sanitario in 128 comuni dello Stivale divisi tra 5 regioni. Centrale di filtraggio di un acquedotto (Newpress) Centrale di filtraggio di un acquedotto (Newpress) LE CITTA’ IN EMERGENZA - In testa c’è il Lazio, con 91 città e borghi (sparsi tra le provincie di Roma, Latina e Viterbo) dove i sindaci, a meno di soluzioni miracolose dell’ultimo istante, potrebbero essere costretti a firmare un provvedimento per vietare di bere l’acqua. Nell’elenco - pubblicato da Corriere.it - seguela Toscana, con 16 località; altre 10 sono in Trentino, 8 in Lombardia e 3 in Umbria. Tutte con lo stesso problema: negli acquedotti c’è una concentrazione elevata di arsenico, talvolta con valori massimi di 50 microgrammi per litro mentre la legge ne consente al massimo 10. Quantitativi che sarebbero fuori norma – ha spiegato l’Italia in un dossier spedito alla Ue - per cause «naturali»: in qualche modo originati da stratificazioni geologiche di origine lavica, come nel caso dei Castelli Romani e del Viterbese. LA UE: POSSIBILE RISCHIO CANCRO - Giustificazioni inascoltate però dall’Unione Europea che – accogliendo il ricorso solo per i meno preoccupanti borio e fluoruro - non vuole più, nelle acque potabili, quelle cifre superiori ai 10 microgrammi di arsenico per litro. Il motivo è che «valori di 30, 40 e 50 microgrammi» possono determinare «rischi sanitari, in particolare talune forme di cancro». Ecco perché le deroghe, soltanto per tempi limitati, possono essere richieste sino a concentrazioni di 20 microgrammi per litro. Distribuzione di acqua potabile in un comune lombardo (Newpress) Distribuzione di acqua potabile in un comune lombardo (Newpress) IN DIFFICOLTA’ 250 MILA FAMIGLIE - A febbraio l’Italia – che ha recepito le direttive comunitarie in una legge sulle acque potabili in vigore dal 2001 - ha chiesto di innalzare i limiti consentiti temporaneamente, appunto, a 50. Ma la Ue ha bocciato la domanda facendo esplodere un problema che, stando al documento ufficiale indirizzato al ministero della Salute, riguarda i rubinetti di circa 250 mila famiglie. Ad essere coinvolte sono grandi capoluoghi e paesi di poche decine di anime: per restare al Lazio, gli «utenti interessati» a Latina sono 115.490, ad Aprilia 66.624, a Viterbo 62.441 e poi ancora 10 mila ad Albano e 18 mila a Sabaudia. In Toscana acque a rischio in località vacanziere come Piombino, Cecina, Porto Azzurro e Porto Ferraio, ma anche Foiano della Chiana, Montevarchi, Campo nell’Elba, Rio Marina, San Vincenzo. Problemi anche a Orvieto in Umbria, mentre a Solda di Fuori, in Alto Adige, sono «solo» 25 gli abitanti che potrebbero ritrovarsi senz’acqua. Arriva l’acqua potabile in un centro del Bresciano Arriva l’acqua potabile in un centro del Bresciano ANCHE IN LOMBARDIA E TRENTINO - Acque non salubri vengono identificate nella tabella del documento Ue nelle province di Mantova (Marcaria, Roncoferraro, Viadana), Sondrio (Valdidentro e Valfurva) e Varese (Maccagno, Sesto Calende, Dumenza). Il comune di Cava Manara, in passato con problemi, ora ha acque «perfettamente potabili» grazie all’apertura di nuovi pozzi. In Trentino, risultano non a norma le acque di Laste/Cantanghel, Canal San Bovo, Fierrozzo, Frassilongo. Quanto alla Campania, 14 comuni - non gravati dall’allarme arsenico - hanno ottenuto la deroga per ciò che riguarda il floruro: si tratta di Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, S. Anastasia, San Giorgio a Cremano, S. Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre del Greco, Volla. ALLERTATE LE PREFETTURE - Quel che succederà adesso ancora non è chiaro. Contatti frenetici sono in corso tra il ministero della Salute e gli assessorati all’Ambiente delle Regioni coinvolte. Dove il problema è più sentito - appunto come nel Lazio - Asl e Comuni interessati al possibile divieto si sono incontrati per delineare una strategia comune, allertando anche le Prefetture. E’ stato chiesto un pronunciamento all’Istituto superiore di sanità per stabilire le linee guida cui dovranno attenersi le autorità mentre la Regione ha preparato una specie di vademecum che presto sarà distribuito presso scuole, uffici pubblici, ospedali, aziende. (foto Newpress) (foto Newpress) «FILTRI» NEGLI ACQUEDOTTI - In sostanza: dovrà essere data la massima informazione all’utenza riguardo la nuova regolamentazione. Poi la responsabilità passerà ai sindaci che dovranno valutare se firmare le ordinanze di divieto. Nel frattempo Acea, Regione e Commissariato alle acque potabili stanno sistemando delle specie di «filtri» per abbassare la presenza dell’ arsenico e miscelare acque provenienti dagli acquedotti come quello del Simbruino – prive di arsenico – con quelle raccolte dai pozzi, i principali accusati per i valori fuori norma. LA SOLUZIONE DEPURATORE DOMESTICO - «Provvedimenti allo studio da tempo – è l’assicurazione giunta al termine della riunione –, ma che adesso devono essere accelerati per via della normativa Ue che nessuno si aspettava così immediata». In questa situazione convulsa non manca chi si arrangia da sé, tanto che nei dintorni di Frascati, a sud di Roma, un consorzio di cittadini ha pensato bene di comperare un depuratore per l’arsenico. Alessandro Fulloni] Il «niet» giunto dall’Unione Europea è tassativo: niente deroga all’ innalzamento dei limiti chiesti dall’Italia sulla concentrazione di arsenico nelle acque a uso alimentare. Perchè in taluni casi possono provocare malattie, perfino l'insorgere del cancro. Scatta ora una guerra contro il tempo per evitare che a casa di migliaia di famiglie i rubinetti possano restare chiusi a seguito di una possibile raffica di ordinanze.
Sono ordinanze richieste da Bruxelles, che potrebbero proibire l’uso potabile dell'acqua. L’intimazione indirizzata il 28 ottobre al ministero della Salute dall’Ufficio Ambiente della Ue apre un pesantissimo problema sanitario in 128 comuni dello Stivale divisi tra 5 regioni.


LE CITTA’ IN EMERGENZA - In testa c’è il Lazio, con 91 città e borghi (sparsi tra le provincie di Roma, Latina e Viterbo) dove i sindaci, a meno di soluzioni miracolose dell’ultimo istante, potrebbero essere costretti a firmare un provvedimento per vietare di bere l’acqua.
Nell’elenco segue la Toscana, con 16 località; altre 10 sono in Trentino, 8 in Lombardia e 3 in Umbria. Tutte con lo stesso problema: negli acquedotti c’è una concentrazione elevata di arsenico, talvolta con valori massimi di 50 microgrammi per litro mentre la legge ne consente al massimo 10. Quantitativi che sarebbero fuori norma – ha spiegato l’Italia in un dossier spedito alla Ue - per cause «naturali»: in qualche modo originati da stratificazioni geologiche di origine lavica, come nel caso dei Castelli Romani e del Viterbese.

LA UE: POSSIBILE RISCHIO CANCRO - Giustificazioni inascoltate però dall’Unione Europea che – accogliendo il ricorso solo per i meno preoccupanti borio e fluoruro - non vuole più, nelle acque potabili, quelle cifre superiori ai 10 microgrammi di arsenico per litro. Il motivo è che «valori di 30, 40 e 50 microgrammi» possono determinare «rischi sanitari, in particolare talune forme di cancro». Ecco perché le deroghe, soltanto per tempi limitati, possono essere richieste sino a concentrazioni di 20 microgrammi per litro.


IN DIFFICOLTA’ 250 MILA FAMIGLIE - A febbraio l’Italia – che ha recepito le direttive comunitarie in una legge sulle acque potabili in vigore dal 2001 - ha chiesto di innalzare i limiti consentiti temporaneamente, appunto, a 50. Ma la Ue ha bocciato la domanda facendo esplodere un problema che, stando al documento ufficiale indirizzato al ministero della Salute, riguarda i rubinetti di circa 250 mila famiglie.
Ad essere coinvolte sono grandi capoluoghi e paesi di poche decine di anime: per restare al Lazio, gli «utenti interessati» a Latina sono 115.490, ad Aprilia 66.624, a Viterbo 62.441 e poi ancora 10 mila ad Albano e 18 mila a Sabaudia. In Toscana acque a rischio in località vacanziere come Piombino, Cecina, Porto Azzurro e Porto Ferraio, ma anche Foiano della Chiana, Montevarchi, Campo nell'Elba, Rio Marina, San Vincenzo. Problemi anche a Orvieto in Umbria, mentre a Solda di Fuori, in Alto Adige, sono «solo» 25 gli abitanti che potrebbero ritrovarsi senz’acqua.


ANCHE IN LOMBARDIA E TRENTINO - Acque non salubri vengono identificate nella tabella del documento Ue nelle province di Mantova (Marcaria, Roncoferraro, Viadana), Sondrio (Valdidentro e Valfurva) e Varese (Maccagno, Sesto Calende, Dumenza). Il comune di Cava Manara, in passato con problemi, ora ha acque «perfettamente potabili» grazie all’apertura di nuovi pozzi. In Trentino, risultano non a norma le acque di Laste/Cantanghel, Canal San Bovo, Fierrozzo, Frassilongo.
Quanto alla Campania, 14 comuni - non gravati dall'allarme arsenico - hanno ottenuto la deroga per ciò che riguarda il floruro: si tratta di Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, S. Anastasia, San Giorgio a Cremano, S. Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre del Greco, Volla.

ALLERTATE LE PREFETTURE - Quel che succederà adesso ancora non è chiaro. Contatti frenetici sono in corso tra il ministero della Salute e gli assessorati all’Ambiente delle Regioni coinvolte. Dove il problema è più sentito - appunto come nel Lazio - Asl e Comuni interessati al possibile divieto si sono incontrati per delineare una strategia comune, allertando anche le Prefetture. E’ stato chiesto un pronunciamento all’Istituto superiore di sanità per stabilire le linee guida cui dovranno attenersi le autorità mentre la Regione ha preparato una specie di vademecum che presto sarà distribuito presso scuole, uffici pubblici, ospedali, aziende.


«FILTRI» NEGLI ACQUEDOTTI - In sostanza: dovrà essere data la massima informazione all’utenza riguardo la nuova regolamentazione. Poi la responsabilità passerà ai sindaci che dovranno valutare se firmare le ordinanze di divieto. Nel frattempo Acea, Regione e Commissariato alle acque potabili stanno sistemando delle specie di «filtri» per abbassare la presenza dell’ arsenico e miscelare acque provenienti dagli acquedotti come quello del Simbruino – prive di arsenico – con quelle raccolte dai pozzi, i principali accusati per i valori fuori norma.

LA SOLUZIONE DEPURATORE DOMESTICO - «Provvedimenti allo studio da tempo – è l’assicurazione giunta al termine della riunione –, ma che adesso devono essere accelerati per via della normativa Ue che nessuno si aspettava così immediata». In questa situazione convulsa non manca chi si arrangia da sé, tanto che nei dintorni di Frascati, a sud di Roma, un consorzio di cittadini ha pensato bene di comperare un depuratore per l’arsenico.

Alessandro Fulloni

Comuni interessati dalle deroghe ancora vigenti

Zona di fornitura            di acqua (regione/provincia)
Numero comuni
Popolazione interessata
Valore massimo del parametro concesso    dalla deroga
Campania
14
457.944

 Napoli
14
457.944
 2,5 mg/l di fluoruro
Lazio
78
461.539

Latina
1
1000
2,5 mg/l di fluoruro
Roma
17
145.016
2,5 mg/l di fluoruro
Viterbo
60
315.523
2,5 mg/l di fluoruro
Lombardia
6
11.400

Brescia
2
3.000
15 μg/l di arsenico
Lecco
2
1.300*
20 μg/l di arsenico
Pavia
2
7.100
15 μg/l di arsenico
Toscana
19
118.961

Arezzo
2
9.622
20 μg/l di arsenico

2
1.800
3 mg/l di boro
Grosseto
1
100
2 mg/l di boro
Livorno
13
105.431
3 mg/l di boro
Pisa
1
2.008
3 mg/l di boro
Totale
117
1.049.844

*valori massimi per la stagione estiva (turisti non residenti). Popolazione residente: 284

Fonte: elaborazione Legambiente su dati Commissione europea

Deroghe e interventi
Zona di approvvigionamento idrico
Parametro d’interesse
Importo interventi azioni correttive
Termine deroga
Provincia di Brescia
arsenico
€5.813.000
2011
Provincia di Lecco
arsenico
€220.000
2011
Provincia di Pavia
arsenico
€54.000
2010
Provincia di Latina
fluoruro
€9.438.400
2011
Provincia di Roma
fluoruro
€33.299.629
2012
Provincia di Viterbo
fluoruro
€24.000.000
2012
Provincia di Arezzo
arsenico
€25.000
2012
Provincia di Arezzo
boro
€400.000
2012
Provincia di Grosseto
boro
€1.500.000
2010
Provincia di Livorno, Pisa, Siena, Pistoia
boro
€101.106.120
2012
Provincia di Napoli
fluoruro
n.d.
2010
Totale

€175.856.149


Fonte: elaborazione Legambiente su dati Commissione europea

Serena Di Natali

Sito web: www.legambiente.it


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